Dalle origini sicule ai riferimenti cinematografici: storia e curiosità sugli spaghetti
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Dalle origini sicule ai riferimenti cinematografici: storia e curiosità sugli spaghetti

Da vermicelli a spaghetti, la storia del nome della celebre pasta

La prima curiosità che riguarda gli spaghetti risiede nelle origini del loro nome. I primi erano detti “vermicelli”, epiteto  poi giudicato poco attraente per un prodotto culinario, facendo propendere per l’adozione del termine odierno che richiama, per la loro forma, ad una sorta di “spago mangiabile”. Come spesso accade, il dibattito sulle prime apparizioni della celebre pasta è tuttora aperto e poco definito. D’altronde, chi rinuncerebbe alla potestà di un prodotto così celeberrimo al punto da diventare protagonista di scene iconiche sul grande schermo del cinema? In tal senso, come non menzionare il celebre: «Maccarone, m’hai provocato e io ti distruggo adesso, maccarone! Io me te magno, ahmm!» pronunciato da Alberto Sordi in “Un americano a Roma”?

Il dibattito sulle origini: siciliani o cinesi?

Cina e Sicilia si dividono “l’invenzione” degli spaghetti, ma molti esperti sono oggi concordi nel sostenere che la diffusione sia avvenuta in modo parallelo ed indipendente all’interno delle due aree geografiche. Meno dubbi, invece, sul fatto che ad influenzare la diffusione dei primi spaghetti in Italia siano stati gli arabi, che già aveva imparato a cucinare la pasta secca. Siamo nel 1154 quando una guida turistica ante-litteram – così si potrebbe definire il Libro di Ruggero, geografo siciliano – descrive per la prima volta una pasta a forma di fili che veniva manualmente modellata. Da lì, grazie al fiorente commercio in tutta l’area mediterranea, gli spaghetti iniziarono a diffondersi fino all’entroterra sahariano.

Spaghetti per tutti i gusti, anche per i loro detrattori

Spaghettini, spaghettoni, quadrati e addirittura con il vecchio nome di vermicelli, le varianti degli spaghetti sono tutt’oggi molteplici anche nei loro differenti valori nutrizionali: senza glutine, di grano khorasan, integrali o ai 7 cereali. Un successo clamoroso che, tuttavia, nel corso della storia trovò anche qualche oppositore. Il filosofo tedesco Arthur Schopenhauer, ad esempio, definiva la pasta “l’alimentazione dei rassegnati”, mentre il poeta futurista Filippo Tommaso Marinetti, che dedicò alla cucina un vero e proprio Manifesto, accusava la pasta di limitare l’animo nobile, guerriero e virile degli italiani. Lo stesso Marinetti venne poi fotografato a Milano, presso il ristorante Biffi, intento a gustarsi una generosa porzione di spaghetti. Insomma, nessuno, neanche i loro detrattori, riescono a resistere al loro fascino.

Tra curiosità e riferimenti artistici: gli spaghetti nella cultura popolare

Un prodotto così universalmente riconosciuto è entrato, gioco forza, all’interno della cultura popolare italiana e non solo. Lo spaghetto più lungo del mondo, ad esempio, è stato realizzato dall’azienda giapponese Lawson Inc. nel 2010. La lunghezza? Ben 3.776 metri. Nel 1957, invece, la Bbc realizzò un pesce d’aprile diffondendo un documentario che narrava la raccolta primaverile degli spaghetti in Svizzera. Dato che ai tempi la pasta non godeva ancora della popolarità odierna, molti telespettatori finirono per cadere nella burla, telefonando all’emittente per saperne di più sulla fantomatica pianta degli spaghetti. Infine, oltre alla già citata iconica scena di Alberto Sordi, va ricordato come gli spaghetti siano diventati il simbolo dell’italianità nel mondo, al punto che i film di genere western prodotti e diretti da registi italiani sono stati ribattezzati spaghetti western. Un florido movimento artistico, con a capo l’indimenticato Sergio Leone.