Scacciare la fame nervosa attraverso il mindful eating
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Scacciare la fame nervosa attraverso il mindful eating

Bye bye fame nervosa con il mindful eating

Fame nervosa, l’arte diabolica di mentire a sé stessi e di auto sabotarsi per vivere infelici e scontenti. Quando, insieme al cibo, ingoiamo anche le emozioni che si sprigionano non da ciò che mangiamo ma dall’atmosfera che lo accompagna. Quando il vuoto che avvertiamo non è allo stomaco ma nell’anima  e, però, decidiamo di colmarlo con tutto quello che troviamo di commestibile. Quando mangiamo con il “pilota automatico”, senza concentrarci su ciò che portiamo alla bocca. Quando il cibo è divorato e non assaporato.

Insomma, quando mangiamo perché – da bravissimi bugiardi – abbiamo insegnato a mentire anche al nostro corpo, simulando una fame di cibo che, invece, è fame di “star bene, molto più difficile da saziare.. ecco, allora possiamo parlare di fame nervosa. E deleterio è il circolo vizioso in cui si finisce, autoalimentato dai sensi di colpa per non aver saputo smascherare la nostra bugia: più si sta male e più si mangia, più si mangia e più si sta male, un loop inesorabile che non si ferma mai.

Una ricerca pubblicata sul National Library of Medicine, sottolinea che i disturbi alimentari affliggono  il 3,5% delle donne fra i 45 e i 59 anni: una percentuale che, tra gli uomini dello stesso range di età, scende tra l’1 e il 2%. Lo studio, però, evidenzia anche come il problema con il cibo affondi fin nella più tenera età – la maggior parte dei bambini non viene educato ad un’alimentazione corretta – e sia, poi, nell’adolescenza che i disturbi alimentari raggiungano la vetta più alta.

Ippocrate: “Fa che il cibo sia la tua medicina”

Fortunatamente, però – e non da ora – arriva in soccorso il mindful eating, un protocollo che davvero aiuta a liberarsi del cibo-rifugio-dannazione, perché stare bene è meno complicato di quanto si possa immaginare. Stiamo, quindi, parlando di alimentazione disfunzionale, associata a condizioni di ansia, stress, tristezza, noia e che non deriva quindi da necessità fisiologiche (fame).

Il mindful eating, o alimentazione consapevole, è un approccio che si basa sull’attenzione e la concentrazione nel momento in cui ci si appresta a mangiare, per essere più consci delle sensazioni fisiche, delle emozioni e dei pensieri associati al momento in cui portiamo il cibo alla bocca.

Il mantra del Mindful eating: “hic et nunc”, qui e adesso!

Una delle chiavi del mindful eating, infatti, è quella di sviluppare consapevolezza del proprio corpo e delle sue reali necessità, imparando a distinguere tra fame fisiologica e fame emotiva, rispondendo a ciascuna in modo appropriato.

Anche imparare a riconoscere i segnali di sazietà è uno dei pilastri del mindful eating: quando si mangia in modo impulsivo o emotivo, si perde la capacità di riconoscere quando si è sazi, finendo con l’abbuffarsi inutilmente. Rallentare il ritmo durante i pasti, invece, aiuta a prevenire il sovraconsumo e a sviluppare un rapporto più sano con il cibo.

Inoltre, il mindful eating incoraggia a essere consapevoli della qualità degli alimenti e della loro preparazione e presentazione. Prestare attenzione ai sapori, alle texture e agli odori del cibo può aumentare il piacere del pasto e favorire una maggiore soddisfazione senza la necessità di eccessi.

Infine, il mindful eating può essere uno strumento utile per affrontare le emozioni negative che spesso sono alla base della fame nervosa. Imparare a riconoscere e accettare le proprie emozioni senza giudizio può aiutare a ridurre la necessità di ricorrere al cibo per compensare il disagio emotivo.

 

Dieta mediterranea batte fame nervosa

“L’alimentazione non è solo carburante per il corpo, ma nutrimento per la mente e l’anima” –  si legge sul sito di FederMindfulness (2), la comunity italiana degli istruttori di mindfulness certificati, titolare del Registro Nazionale MIndfulness.

Fin qui la teoria. Andando al pratico, oltre alla consapevolezza – che rappresenta comunque il primo passo – è essenziale imparare a dedicare almeno mezz’ora per ogni pasto principale ed adottare la dieta corretta.

Ovviamente, la migliore è sempre lei, la dieta mediterranea, quella di casa nostra e di cui è regina incontrastata la pasta, che combina salute e benessere, piacere e soddisfazione, tradizione e modernità.

Accanto a verdure e frutta di stagione, cereali integrali, legumi, noci, nocciole e mandorle,  olio extravergine di oliva, pesce, uova e formaggi e, saltuariamente ma doverosamente,  altre proteine animali, dalle carni rosse ai salumi, la pasta è,  per noi, la protagonista della tavola per eccellenza. E, naturalmente, anche per il mindful eating.

La regina della dieta mediterranea: la pasta

Colorata con mille sughi, dai pesti verdi ai ragù rossi o dal profumo del mare, miniera di carboidrati che regala energia positiva da spendere fino al pasto successivo, la pasta coinvolge in una esperienza multisensoriale totalizzante. E’, con il dolce, il piatto più evocativo in assoluto e questo la rende nemica giurata della distrazione, uno dei pericoli che il mindful eating si impone di contrastare.Fatta con acqua e farina, accompagna da secoli l’evoluzione del genere umano, contaminandone le abitudini alimentari ad ogni latitudine: integrale, tradizionale o a base di grani antichi, non v’è ricetta che non ne sottolinei i benefici in un rito che si rinnova ad ogni pasto.

Si assapora in silenzio o in allegra convivialità, con l’attenzione naturalmente concentrata sulle esperienze di gusto e profumo che ogni boccone regala. Così capita con i ditali rigati integrali di farro con lenticchie, scarola e peperoncino oppure con le linguine grandi con zucchine, fiori di zucca e cacio cavallo: due esempi di come un piatto sia il concentrato della dieta mediterranea per eccellenza, tra formaggi, verdure, legumi e cereali. La pratica della mindfulness durante il pasto, combinata con piatti di pasta preparati con cura e amore, ci permette di connetterci con il momento presente e di apprezzare appieno i sapori e le sensazioni che il cibo ci regala.

Insegnare alla nostra mente a distinguere di cosa abbia fame attraverso la meditazione e la respirazione è possibile e, se vi associamo anche piatti digeribili, buoni e che appaghino la vista e l’olfatto, oltre il gusto, sarà più semplice dedicare la nostra attenzione a ciò che abbiamo nel piatto, gustando ed assaporando ogni boccone in una esperienza, pur breve, ma totalizzante dal punto di vista sensoriale.

Ce ne saranno grati, profondamente, corpo ed anima, che si alzeranno da tavola felici e leggeri, pronti per affrontare ogni prova senza temere giudizio alcuno, neppure il nostro.