Gnocchi di patate, bocconi di felicità
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Gnocchi di patate, bocconi di felicità

Gli gnocchi, morbidi bocconi di felicità

Giovedì gnocchi”. Macchè! I morbidi bocconi di felicità conquistano i palati ogni giorno dell’anno.

In tutto l’universo della cucina italiana, pochi piatti possono vantare la stessa combinazione di semplicità, versatilità e gusto degli gnocchi, conquistando i cuori e il palato di milioni di persone in tutto il mondo e diventando un’icona culinaria che merita di essere celebrata con allegria e buon umore.

Curiosità golose

Perché si dice “Giovedì gnocchi”? Il detto trasteverino, con il seguito di – “venerdì pesce e sabato trippa” – ha la sua origine nel contesto in cui, nella Capitale, vivevano i più poveri. Migliaia di persone cercavano di ottimizzare al meglio i pochi ingredienti a disposizione, organizzando i pasti della settimana per non sprecare nulla e, al contempo, rispettare i dettami della chiesa che consacra il venerdì a “mangiare di magro” o al digiuno. Il giorno prima – giovedì, appunto – si faceva in modo di mangiare un piatto gustoso e sostanzioso che regalasse energia a sufficienza per superare il giorno successivo, in cui la tavola era piuttosto vuota.

Paese che vai, usanza che trovi anche per gli gnocchi! A Verona, durante il Carnevale, il loro giorno è il venerdì, l’ultimo prima del periodo di Quaresima. Nasce, così, il “vènerdi gnocolàr”, che ricorda la distribuzione dei viveri nel rione di San Zeno voluta da Tommaso da Vico nel XIV secolo. Per rievocare la vicenda, nacque “Papà del Gnoco” (si scrive proprio così, con una sola “c”), la più antica maschera carnevalesca d’Italia, cui si ispirò anche “Re Gnocco” celebrato a Castel Goffredo, nella vicina Mantova, per la cui incoronazione vengono distribuiti gli gnocchi a tutta la popolazione.

Gnocchi, una storia da leccarsi i baffi

La storia degli gnocchi affonda le radici nei secoli passati, risalendo alle culture contadine dell’Europa meridionale. Le prime ricette si rintracciano nel periodo rinascimentale, con il cuoco Bartolomeo Scappi che realizzava i “maccaroni detti gnocchi”, impastando farina, pangrattato, acqua bollente e uova.

Fra  i tanti antenati troviamo poi gli “zanzarelli”, serviti nelle corti lombarde, ottenuti dall’impasto di mollica di pane, latte, mandorle e colorati dalle verdure mescolate alla preparazione (zucca per lo più). La versione evoluta è quella dei “malfatti”, in cui pane e mandorle sono sostituiti da farina e uova.

Per arrivare agli gnocchi come li conosciamo oggi, però, si dovrà attendere il XVII secolo, quando i flussi commerciali con il Nuovo Mondo – scoperto ormai già più di 100 anni prima, raggiunsero il continente europeo, consegnandogli le patate.

Dopo un primo periodo durante il quale il tubero veniva guardato con sospetto e timore, la cucina gli aprì le porte e la patata divenne, così, una preziosa e versatile risorsa. I contadini italiani furono tra i primi a coglierne le qualità e, in pochissimo tempo, il tubero delle Americhe fece il proprio ingresso trionfale tra gli italici fornelli. Pellegrino Artusi, il sommo poeta della cucina, alla fine del XIX secolo ne propone due versioni e una di queste è a base di sole patate e farina.
Il nuovo impasto di patate, farina e, talvolta, uova rendevano gli gnocchi di patate fresche un piatto accessibile proprio a tutti.

Un viaggio in punta di forchetta

Con il passare del tempo, gli gnocchi si diffusero in tutta la Penisola, assumendo varie forme ed ingredienti a seconda delle tradizioni regionale e dei gusti locali.

Dalla consistenza degli gnocchi di patate del Nord Italia ai più rustici gnocchi di semolino “alla romana”, tipici delle regioni del Centro, fino agli gnocchi di zucca campani, senza dimenticare gli gnocchi di ricotta della Sicilia, una prelibatezza cremosa che fa venire l’acquolina in bocca solo al pensarci.

Ogni regione ha la propria interpretazione unica, che testimonia la creatività e l’adattabilità di questo piatto nel tempo e nello spazio. In Liguria gli gnocchi al tipico pesto sono l’alternativa alle trofie, in Valle D’Aosta diventano “alla bava” quando sono conditi con la fontina, il formaggio locale dal sapore deciso. E in Campania – dove si narra siano nati i primi gnocchi di patate – sono alla Sorrentina”, con doppia cottura: prima conditi con salsa di pomodoro, fior di latte, parmigiano e basilico e, successivamente, versati in un tegame di coccio e infornati con aggiunta di mozzarella e parmigiano.

Viaggiando per il Bel Paese, si possono assaporare abbinamenti che garantiscono un’esperienza gastronomica sorprendente: una ricetta speciale per le giornate più fredde è quella degli gnocchi di patate fresche gratinati con zucca e salsiccia, un piatto che scalda corpo e anima, da preparare con tempi relativamente brevi e che non richiede esperienza da chef stellati!