Il minestrone, piatto sano popolare in tutto il mondo
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Il minestrone, piatto sano popolare in tutto il mondo

Il minestrone: la lunga storia di un grande classico della cucina italiana

Alcuni pensano che il minestrone sia un piatto dietetico, poco saporito e per nulla goloso: quasi una “tassa” da pagare dopo aver straviziato a tavola. Invece, con un pizzico di creatività, si riesce a realizzare un piatto formidabile e gustoso che mette insieme i sapori della terra e il benessere dei commensali.

Un grande classico, caldo e nutriente, la cui storia affonda le proprie radici nei secoli, e oggi, con la sua ricca composizione di verdure, legumi e aromi, pasta, riso o orzo è diventata una pietanza indispensabile per chi cerca un cibo corroborante e delizioso per coccolarsi durante l’inverno. Un piatto della tradizione sano, a basso costo e, in più, amico dell’ambiente!

Un piatto di antichissima origine

Questo piatto ha una storia lontanissima che risale all’epoca romana quando veniva preparato con cipolle, aglio, carote, asparagi, funghi, cereali, legumi e tutto ciò che si riusciva a trovare all’epoca. Non per niente, il termine “minestrone” deriva dal latino “minestrare“, che significa “servire” o “porre in tavola”. Veniva cucinato in grandi quantità dentro pentoloni posti sul fuoco e servito, ancora fumante, a un gran numero di commensali.

Il minestrone è la base della dieta mediterranea e, dall’antica Roma fino ad oggi, la sua ricetta si è trasformata in base alla disponibilità di verdure locali, diventando un punto fermo della tradizione culinaria italiana con innumerevoli varianti regionali.

Nel corso dei secoli sono stati aggiunti via via altri ingredienti: le patate o i pomodori sono arrivati in Italia dopo la scoperta delle Americhe alla fine del ‘500, mentre nei due secoli successivi i cuochi italiani lo hanno esportato fuori dalla Penisola. Così si arriva alla metà degli anni ’60 quando, sulle tavole degli italiani, fanno capolino le prime verdure surgelate. Insomma, passano i secoli ma il minestrone rimane il piatto simbolo della cucina povera italiana, di tradizione contadina, da mangiare come piatto unico o primo piatto.

Una ricetta per puristi dallo stomaco di ferro: il minestrone dell’Artusi

Pellegrino Artusi è stato il primo influencer della cucina italiana: è stato un critico letterario, scrittore e gastronomo italiano che ha vissuto a cavallo tra l’800 e il ‘900. Con le sue 790 ricette, raccolte dall’autore con paziente passione nel giro dei lunghi anni e innumerevoli viaggi, “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene” è il libro più famoso e letto sulla cucina italiana, quello da cui tutti i grandi cuochi dell’ultimo secolo hanno tratto suggerimenti e qualche ispirazione. Un’opera in cui si esalta il piacere del gusto, del mangiare bene, delle storie legate al cibo e della bellezza del convivio.

E proprio ad Artusi dobbiamo ricetta speciale del minestrone, quella descritta sotto e che egli stesso definisce  non è minestra per gli stomachi deboli”: secondo lo storico della cucina italiana, il soffritto si arricchisce di un battuto di prosciutto e alle verdure vengono aggiunte cotiche o zampini di maiale.

In ogni caso, la ricetta tradizionale, richiede, come primo ingrediente, un bel po’ di pazienza! Bisogna lavare e mondare tutte le verdure: carote, coste di sedano, patate, zucchine, una cipolla bionda, uno spicchio d’aglio tritato finissimo, qualche foglia di bieta e di cavolo riccio. Si fa un bel soffritto con due cucchiai di olio extravergine di oliva, cui si aggiungono le prime verdure unite a sale e pepe, e si lasciano insaporire per qualche minuto a fiamma bassa. Si aggiungono poi pomodori  e acqua. A metà cottura – ore, secondo l’Artusi – si uniscono le foglie delle verdure e i fagioli. Quando tutto inizia a bollire, è il  momento di tuffarvi i ditali piccoli rigati.

A fine cottura, qualche istante di meritato riposo e poi, con un filo d’olio e una grattugiata di parmigiano si può gustare il piatto più sano e rinvigorente che vi sia. Quello che si dice un vero e proprio comfort food!

A ciascuno il suo minestrone!

Facile nella sua preparazione e ricco di varianti, a ciascuno il suo minestrone! Che sia di sole verdure, misto a legumi, con un po’ di lardo nel soffritto, con la pasta, frullato o meno, il minestrone è sempre buono.

Tra le varianti più accreditate, quello “alla genovese”, che unisce il profumo del basilico agli aromi del bosco portati dai funghi ma, se si vuol andare sul sicuro, formidabile il minestrone con verdure miste e ditalini rigati.

Tra le Dolomiti, per riscaldarsi nei rifugi di alta montagna, il minestrone si serve con il  wurstel tagliato a cubetti e, in tutto il nord Italia – da est ad ovest – si preferisce il riso alla pasta, per ottenere una minestra densa e corposa in cui “il cucchiaio di legno resti in piedi da solo”, recitavano le nonne.

Il giro del mondo in… minestrone!

 

Non v’è Paese che non abbia un cuore di minestrone: dall’Europa all’Asia all’America Latina.

Ecco il borscht ucraino, diffuso in Russia e in tutta la parte orientale del Vecchio Continente, la zuppa di colore rosso. Barbabietola – in pezzi o frullata – legumi, verdure, pomodori, brodo di carne (o pollo) e cipolle. Da servire caldissima con una spruzzata di yogurt o panna acida.

Dal Vietnam arriva il pho, piatto tradizionale a base di noodles e brodo di carne, cotto per molte ore, con cipolle, zenzero e spezie locali. Questa, però, è solo la base: ogni commensale può completare il piatto – anzi, la ciotola – con altri ingredienti che vengono serviti a parte e che ognuno aggiunge a proprio piacimento. Praticamente un rito, più che un piatto.

In tutto il Maghreb si gusta l’harira, una minestra ricchissima, per le grandi occasioni, dai  matrimoni al Ramadhan: carne di manzo, legumi e abbondare con curcuma, zenzero, pepe, prezzemolo e coriandolo.

Infine, in America Latina, grande diffusioni di Menestrón (locali. C’è quello ecuadoriano – a base di fagioli o lenticchie, patate, cipolle, pomodori e peperoni e guarnita con basilico e origano, da completare con tagliatelle (ottime quelle ai 7 cereali) o maccheroni (da provare quelli alla chitarra n.13).

El menestrón peruviano mette insieme carne, cavolo, carota, cipolla, aglio, basilico e formaggio grattugiato, ai quali sono stati aggiunti ingredienti tipicamente peruviani come, tra gli altri, mais, fagioli e patate bianche. Si serve con pasta spessa.

Infine, quello venezuelano, zuppa densa fatta di piselli secchi cotti in brodo e carote, patate, fagiolini, cui viene, di volta in volta, aggiunti prosciutto a dadini affumicato, braciola di maiale affumicata, disossata e tagliata a pezzi, pancetta affumicata e salsicce. Si serve con pasta piccola o riso e, in alcune circostanze, arricchito con fagioli rossi.

Insomma, tutto fuorché “la solita minestra”: ecco perché paese che vai, minestrone che trovi…